martedì 17 novembre 2020

UN ANTITRUST PER I LIBRI


Da anni, in questa stagione, sotto Natale un maturo, instancabile e potente giornalista RAI si rende autore di un librone di facile lettura su temi più o meno attuali, e per pubblicizzarlo fa il giro di tutte le reti tv nazionali, pubbliche e private, ma proprio tutte, a tutte le ore per settimane, e di tutti i giornali possibili, con una tenacia che ha del mostruoso, fino a dare l'estenuazione a chi, senza sua colpa, accende e se lo trova dinanzi. Lo stesso fanno, anche se senza la stessa protervia, altri personaggi della sfera mediatico-editoriale: abbiamo un libro su Dante scritto da un cronista politico (la sua opera precedente si intitolava: Metti giù quel telefono...), il cui autore è da due mesi ovunque: basti dire che il libro è stato recensito sul suo stesso giornale forse quattro volte, due delle quali nella medesima giornata di domenica. Il giornale gli ha fatto anche una finestra video: il dantista per caso racconta col suo faccione in primo piano frammenti e episodi del suo libretto, sostenendo cose che -- a sentirle -- fanno sobbalzare (per esempio, che Dante descrive l'Italia di oggi). 
La lista delle madonne pellegrine del libro sotto Natale è lunga: c'è un libro della Dandini, uno di Saviano, uno di Corrado, uno di Paolo storico, uno di Veltroni (in grandissima inspiegabile auge mediatica, da qualche mese) e tanti altri, che girano vorticosamente da una look fino allo sfinimento (loro e qlnostro). Cito questi fatti ben noti per sottolineare che troppo poca attenzione istituzionale è dedicata al mercato librario (un tema che appassionava molto Carlo Cattaneo, ma che a Franceschini , che pure è un ... romanziere, non interessa neanche un po'): siccome è un campo dove si svolgono giochi economici non da poco, sarebbe utile stabilire qualche regola. Stabilire per esempio il concetto di concorrenza sleale. Non è altro che questo il fatto che nessuno possa contare su una promozione organizzata con geometrica potenza come quella di Bruno Vespa e di Cazzullo e ottenere accesso a tutte le trasmissioni e i media che vuole, a tutte le ore, più volte. Magari l'Italia pullula di grandi scrittori e scrittrici che non riescono a farsi conoscere, mentre questi due instancabili dilettanti sono su tutti gli schermi. 
Non potrebbero, la SIAE o l'Antitrust stabilire qualche regola? Non potrebbe, un sindacato degli scrittori, segnalare questo sconcio e studiare il modo di creare condizioni di parità? Non potrebbe, l'associazione degli editori, rivendicare uguaglianza di accessi per i propri autori? Di qualche regola di decenza commerciale si avvantaggerebbero i lettori (che non sarebbero indotti a leggere queste porcheriole), l'editoria (che sarebbe costretta a fare meglio) e gli autori (che si impegnerebbero a scrivere solo cose di cui sono esperti). 

PS Fino a quando l'antitrust non si muoverà, la formula per vendere qualunque libro, anche sciocco, a palate è la seguente: essere un media-people (giornalista, opinionista, presentatore e sim.), farsi conoscere come tale, farsi recensire prima ancora che il libro esca, da un collega del proprio giornale o rete (l'intervista si potrà sempre ricambiare), fare il giro delle reti e delle trasmissioni tenendo il libro in grembo, organizzare presentazioni pubbliche con la partecipazione di qualche potente del momento (non c'entra niente col libro, ma non fa niente), assicurarsi un passaggio da Fabio Fazio: sebbene non sia che un laureato in lettere, è diventato uno dei più forti market-maker librari del paese.